Sicurezza antincendio negli edifici pubblici: normativa, procedure e criteri progettuali
03/04/2019
di: Arch. Gaia Mussi
La normativa antincendio nel tempo si è sviluppata e approfondita con lo scopo di ridurre i rischi per le persone presenti in un edificio. Un tema di grande importanza, soprattutto in relazione ad edifici di grandi dimensioni e che ospitano molte persone.
L’importanza della sicurezza antincendio
La sicurezza negli edifici, soprattutto se pubblici e con capacità di ospitare molte persone, è un requisito fondamentale per la progettazione, da garantire sempre, senza alcuna eccezione.
La protezione antincendio ha lo scopo di ridurre il più ragionevolmente possibile i rischi conseguenti allo scoppio di un incendio. La sicurezza deriva da un duplice approccio: da un lato la progettazione garantisce la realizzazione di un edificio in cui la propagazione di un incendio è ostacolata, dall’altro la predisposizione di apposite soluzioni permette di diminuire i danni nel caso scoppi un incendio.
Inizialmente, la normativa antincendio nacque con lo scopo primario di proteggere gli edifici e i beni materiali ad essi legati, sulla spinta delle assicurazioni. Questa tendenza si sviluppò anche a seguito di grandi e tragici eventi, come l’incendio di Londra del 1666. Con il passare degli anni, poi, l’attenzione si spostò sempre più sulla tutela delle persone, piuttosto che degli immobili. Oggi la normativa antincendio ha proprio lo scopo di garantire il più alto livello possibile di sicurezza per le persone che sono in un edificio nel caso scoppi un incendio, mentre viene rimandata alle assicurazioni e alla proprietà la regolazione di un’eventuale protezione dell’immobile.
La prevenzione incendi nei luoghi pubblici assume particolare rilievo principalmente per il grado di affollamento che li caratterizza, ma la normativa e la progettazione non prevedono indicazioni e regole sulla base dell’essere pubblico o privato di un edificio. La logica, infatti, è quella di ragionare sul tipo di attività e sulle caratteristiche fisiche di un edificio che la ospita. Ecco le cose principali da sapere.
Il glossario della prevenzione incendi
Con il DM del 30 novembre del 1983 “Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi” venne realizzato una sorta di glossario della prevenzione incendi.
Da allora, ad esempio, si utilizza la sigla REI per indicare una struttura o un dispositivo che mantenga inalterate le proprie proprietà in caso di incendio, per la precisione la resistenza meccanica (R), la tenuta al fuoco (E) e l’isolamento termico (I). Le murature REI e le porte tagliafuoco si usano per delimitare alcuni ambienti o aree come scale protette o a prova di fumo (quindi disimpegnate anche da una zona filtro aerata naturalmente).
Furono introdotti anche i compartimenti, cioè delle porzioni di edificio isolate dalle altre, grazie ad apposite strutture. Il luogo sicuro, invece, è un punto all’aperto che ha lo scopo di accogliere in sicurezza un certo numero di persone in caso di incendio. Con il decreto vennero poi date altre due fondamentali definizioni, la prima è quella di via di fuga, cioè un percorso chiaro, segnalato e opportunamente individuato che permette alle persone di raggiunge un luogo sicuro nel minor tempo possibile. La seconda è il carico incendio di un edificio, che dipende dalla potenza termica dei materiali combustibili con cui è realizzato ed è espresso in chilogrammi di legno equivalente.
Categorie e attività soggette ai controlli dei vigili del fuoco
Nel 2011 il Consiglio dei Ministri approvò un regolamento per semplificare i procedimenti di prevenzione incendi. In questa occasione vennero indicate 80 differenti attività soggette ai controlli dei vigili del fuoco e alla specifica Scia, che accorciava il precedente elenco di 97 attività. Tutte queste vennero poi organizzate in 3 categorie in base al rischio incendio, alle dimensioni dell’impresa, al settore di appartenenza e a eventuali specifiche esigenze di sicurezza o di normativa tecnica.
Nella prima categoria (A) sono state raggruppate le attività normate da regole tecniche verticali (ovvero specifiche per l’attività in questione) e caratterizzate da un livello di complessità contenuto. Nella seconda categoria (B) si trovano, più complesse, le attività della categoria A e quelle senza normativa specifica di riferimento, ma con bassa complessità. Infine, nell’ultima categoria (C) rimangono tutte quelle attività contraddistinte da un elevato livello di complessità. A seconda della categoria, è differente l’iter da seguire a seguito della presentazione della Scia, in quanto per le categorie B e C è necessario chiedere al VVFF il parere di conformità prima di iniziare l’attività. Per la categoria A e B sono fatti dei controlli a campione dopo l’inizio dell’attività, mentre per la C c’è un controllo con sopralluogo entro 60 giorni, a cui segue il rilascio del CPI.
I parametri per la prevenzione incendi negli edifici pubblici
In caso di emergenza, si possono distinguere due tipi di controllo attuati per il contenimento dell’incendio: il controllo attivo, che coinvolge azioni effettuate da persone o dispositivi automatici, e il controllo passivo, attuabile grazie alle caratteristiche della struttura stessa. Per chiarezza, un impianto di nebulizzazione è un controllo attivo, mentre la scelta di materiali non combustibili è sistema di controllo passivo. Ecco perché la progettazione è importante tanto quanto la predisposizione di segnaletica e dispositivi di controllo.
Per le attività regolate da normativa specifica di riferimento, sono forniti criteri progettuali da rispettare in merito:
- La compartimentazione dell’edificio
- Il numero delle uscite di sicurezza
- La lunghezza massima dei percorsi di fuga
- Caratteristiche delle scale
- Accessibilità dei mezzi antincendio all’area